Lezione trasmissiva (audio/video registrata)
Il docente immagina la sua classe di fronte a sé e comunica il suo sapere disciplinare agli studenti video o audio registrando il proprio intervento che verrà poi fruito in modalità asincrona.
Vari sono i software che possono essere utilizzati a questo scopo (Google Classroom, WeSchool, Edmodo, Zoom) e molti prevedono anche la possibilità di avere uno schermo condiviso in cui si mostra il docente che parla e contemporaneamente, o in alternativa, delle slides o una lavagna condivisa su cui il docente può scrivere.
Il ricorso a LMS differenziate tuttavia renderà quasi impossibile un’assistenza ed una consulenza tecnica efficace da parte dell’istituzione e una tracciabilità adeguata degli interventi didattici inoltre contribuirà a creare confusione tra gli studenti che dovranno iscriversi ad ambienti diversi per fruire delle lezioni erogate online dai propri insegnanti. Questo genere di lezioni trasmissive di solito non dura più di 20-30 minuti (o del tempo stimato dello spam attentivo degli apprendenti), durante i quali gli studenti cercano di ricordare quante più informazioni possibili prendendo appunti, facendo schemi o mappe concettuali.
Questo tipo di intervento didattico è caratterizzato da una concezione di insegnamento inteso come trasferimento della conoscenza dall’esperto ai propri allievi e il suo successo è fortemente condizionato dalle capacità comunicative dell’educatore. Questa modalità, infatti, se a volte può funzionare in presenza, quando le abilità pragma-linguistiche del docente possono intervenire a correggere situazioni di distrazione, scarso interesse o mancata comprensione, presenta notevoli limiti se trasferita in remoto. Lo studente ha il vantaggio di poter riascoltare o rivedere la lezione più e più volte e studiarne i contenuti secondo il proprio ritmo di apprendimento ma senza poter fare domande o interagire col docente al quale resta solo il momento della verifica finale per avere un feedback (spesso parziale, considerati i tempi stretti delle prove orali o scritte) del proprio agito didattico.
Questa prima tipologia didattica non prevede alcuna interazione tra docente e apprendenti durante la lezione (seppure a volte vengano somministrati alla fine quiz oggettivi in autovalutazione) e ciò naturalmente sacrifica la parte più importante del processo di apprendimento: la collaborazione costante tra i diversi attori del processo stesso. Al docente manca il feedback degli studenti e non riuscendo a valutare il grado di attenzione, egli tende a proseguire nella spiegazione degli argomenti programmati per poter rientrare nei tempi previsti.
A questi svantaggi si può in parte ovviare trasferendo online alcune delle sette fasi della “lezione efficace” di Calvani (2014):
- Preparazione (predisposizione dei materiali, previsione delle criticità, chiarezza dell’obiettivo da conseguire)
- Avvio (predisposizione dell’ambiente online, attivazione delle preconoscenze degli allievi, comunicazione esplicita dell’obiettivo da conseguire)
- Presentazione delle informazioni e dei materiali di lavoro necessari allo svolgimento della lezione (eventuali codici comunicativi adeguati)
- Predisposizione di una fase della lezione dedicata all’analisi degli ostacoli cognitivi più frequenti e alle possibili difficoltà di apprendimento
- Predisposizione di una fase conclusiva della lezione in cui si riassumono gli aspetti essenziali della stessa, e si forniscono indicazioni per consolidare gli apprendimenti.
Queste azioni renderanno la lezione meno monotona ma per aumentare la fruibilità del contenuto didattico da parte degli studenti sarebbe sufficiente svolgere le altre due fasi indicate da Calvani (2014): la fase interattivo-partecipativa e quella valutativa-formativa tramite la gestione del feedback. A questo scopo occorrerà utilizzare un ambiente interattivo (come quello di Zoom per esempio) munito di una lavagna virtuale condivisa dove non solo il docente ma anche gli studenti potranno scrivere o proiettare schemi, diapositive e mappe concettuali in tempo reale.